Va molto di moda il termine reportage di matrimonio, ma in realtà è un termine un po’ improprio, dato che il matrimonio è una situazione prestabilita in cui tutti sanno che c’è un fotografo. Durante un matrimonio, io ad esempio cerco di mimetizzarmi da ospite, vestendomi in modo appropriato e proprio per evitare che le persone mi inquadrino come Il fotografo e si irrigidiscano. Questo “trucco” sembra banale, ma vi assicuro che non tutti lo utilizzano. Ho visto colleghi andare a un matrimonio in canadese o pantaloncini corti.


Come avrete intuito, personalmente non vedo il mondo in bianco o nero: anche se il 90% della giornata di un matrimonio dovrebbe essere dedicata a foto naturali, secondo me dovrebbe esserci anche un momento (anche solo 5 minuti) dedicato a foto in posa, in cui è possibile, soprattutto se si crea un buon rapporto tra fotografo e sposi, creare foto particolari, differenti, uniche.


In conclusione, la fotografia di matrimonio la si può amare o odiare: anche se fare il fotografo di matrimonio è il lavoro che ho scelto e ad ogni matrimonio mi diverto, si tratta pur sempre di un lavoro molto stancante ed impegnativo, con una responsabilità altissima. Non amare questo tipo di professione, significherebbe accumulare stress e, inevitabilmente, fare un lavoro orribile.